13 luglio 2017

Performance di rete con iPerf3

Con questa applicazione possiamo valutare le velocità della nostra rete locale, sia da PC che da smartphone

NOTA: utilizzando un server remoto si potrebbe anche verificare la velocità della nostra connessione internet, ma a tal proposito esistono già siti internet online di più pratico utilizzo.

scarichiamo l'applicazione per Windows facendo attenzione a selezionare la versione 3:

Download

estraiamo il contenuto in una posizione arbitraria e posizionamoci all'interno dal prompt dei comandi cmd.exe

NOTA: la la versione 2 è la precedente, ed è incompatibile con la versione 3.

per quanto riguarda Linux invece, ci basterà installare il pacchetto iperf3 dal package manager, ad esempio sui sistemi che utilizzano aptitute (Debian/Ubuntu ecc...):

apt-get install iperf3

per lo smartphone invece dobbiamo recarci direttamente sui rispettivi Store ed installare l'app "HE.NET Network Tools" che contiene iperf al suo interno.

per poter effettuare il test, dobbiamo avviare due istanze di iperf3, una in modalità client e l'altra in modalità server (la scelta di quale dei due dispositivi sia il server è indifferente), su due dispositivi distinti tra i quali vogliamo valutare le performance.

NOTA: verifichiamo che tutti i firewall, anche quelli integrati nei comuni software antivirus lato server siano disattivati in quanto è necessario accettare connessioni su una determinata porta.

passiamo all'utilizzo:

apriamo su PC il prompt dei comandi, dove andremo a digitare il comando preceduto dal nome del programma "iperf3.exe" (Windows) o "iperf3" (Linux).




oppure avviamo l'applicazione HE.NET e dirigiamoci alla sezione iperf dal menu a tendina, qui dobbiamo selezionare la modalità iperf3, nello spazio bianco invece andremo a digitare il comando escludendo la parola "iperf3".

nel momento in cui premiamo "Vai", partirà il test, oppure, nel caso venga configurato come server, si metterà in ascolto, anche se per un tempo limitato, dopo il quale, se non riceverà alcuna connessione, andrà in timeout.








iperf3 è monodirezionale, per eseguire un test bidirezionale, bisogna effettuare 2 test, di cui uno col flag -R, cioè dove il flusso dei dati viaggia in senso contrario.

in alternativa a -R, potremmo anche scambiare client e server ed evitare di utilizzare tale flag, ma tale scelta, oltre che più scomoda, risulta inutile rispetto alla modalità Reverse.

una volta predisposti i due dispositivi tra i quali andremo ad effettuare il test, procediamo mettendo in ascolto uno dei due come server:

server: iperf3 -s -p 1025

NOTA: la porta 1025 è arbitraria, possiamo benissimo sceglierne un'altra purchè sia inclusa nel range 1025-65535

successivamente impostiamo il secondo dispositivo come client; sicchè partirà automaticamente il test che partirà ogni volta che eseguiremo il comando sul client:

client: iperf3 -c 192.168.1.4 -p 1025 (-R)

i dati vengono inviati dal client al server

il test dura 10 secondi di default (modificabile attraverso il flag -t <num_secondi>), dopodiché otterremo un report con la quantità dei dati trasferisti e la velocità media:


lato server:

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

[ ID] Interval           Transfer     Bandwidth
[  5]   0.00-10.01  sec  0.00 Bytes  0.00 bits/sec                  sender
[  5]   0.00-10.01  sec  1.12 GBytes   960 Mbits/sec                  receiver


lato client:

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

[ ID] Interval           Transfer     Bandwidth
[  4]   0.00-10.01  sec  1.12 GBytes   961 Mbits/sec                  sender
[  4]   0.00-10.01  sec  1.12 GBytes   961 Mbits/sec                  receiver


sender rappresenta il valore della misura effettuata dal client

receiver rappresenta il valore della misura effettuata dal server
NOTA 1: i valori relativi a "sender" lato server, sono nulli, questo è dovuto ad un bug.
NOTA 2: i rispettivi valori di banda receiver su server e client possono non coincidere perfettamente, questo è dovuto ad un differente conteggio dell'intervallo di tempo, comunque la quantità di dati trasferita è esattamente la stessa.

la situazione si inverte quando andiamo ad invertire la direzione, ossia dal server al client utilizzando i flag -R


lato server:

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -


[ ID] Interval           Transfer     Bandwidth
[  5]   0.00-10.01  sec  1.07 GBytes   921 Mbits/sec                  sender
[  5]   0.00-10.01  sec  0.00 Bytes  0.00 bits/sec                  receiver

lato client:

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

[ ID] Interval           Transfer     Bandwidth
[  4]   0.00-10.00  sec  1.07 GBytes   922 Mbits/sec                  sender
[  4]   0.00-10.00  sec  1.07 GBytes   922 Mbits/sec                  receiver


sender rappresenta il valore della misura effettuata dal server

receiver rappresenta il valore della misura effettuata dal client

la configurazione del comando offerta è minimale, e serve a fare un test standard; se desideriamo integrare con ulteriori specifiche, possiamo usare i flag descritti alla seguente pagina: Documentazione

10 maggio 2017

Eseguire un backup con "Duplicati"


Ho sempre utilizzato per eseguire backup uno strumento minimale, chiamato rsync; è un programmino a riga di comando che permette di tenere sincronizzate due directory, la directory di origine e quella di destinazione. 
In tutto ciò vi è una grossa mancanza: il backup non possiede una lista di checksum (codici di controllo) per verificare la coerenza dei file nel tempo, in modo che qualora fossero stati corrotti per una rottura del disco (silent corruption), ce ne potremmo accorgere.
Quindi ho dovuto mettermi in cerca di un software di backup vero e proprio, efficiente e professionale, ma soprattutto NON commerciale, finalmente l'ho trovato.

Si chiama "Duplicati", ed è ispirato al noto software "Duplicity".

i punti di forza sono:

  • cross-platform
  • interfaccia grafica e a riga di comando
  • permette di eseguire il backup in simulazione
  • gratuito
  • usa un formato standard di archivio
  • possibilità di cifrare l'archivio

Per prima cosa iniziamo a scaricarlo dal sito web ufficiale:


installiamo la versione per il nostro sistema operativo.

nella seguente guida considererò la versione per Windows.


il software è utilizzabile sia da un'interfaccia grafica, sia da riga di comando.

Io considererò solo l'interfaccia a riga di comando in quanto più potente e versatile.

una volta installato il software, facciamo click destro su Computer, Proprietà, Impostazioni di sistema avanzate, Variabili d'ambiente...

nel secondo riquadro editiamo la riga devi valori relativa a "Path", ed aggiungiamo: ";C:\Program Files\Duplicati 2" escluse le virgolette.

a questo punto potremo eseguire "Duplicati.CommandLine.exe" da riga di comando aprendo il prompt dei comandi di windows.


il software permette di eseguire gli "snapshot", ossia una copia per ogni backup, ma io, non avendone bisogno, imporrò il numero di essi ad 1.

NOTA: per evitare il problema del cambio della drive letter tra i vari reinserimenti del dispositivo di archiviazione, tramite i parametri --alternate-destination-marker e -alternate-target-paths i quali permettono rispettivamente di ricercare un file il primo e ricercare una directory il secondo, in modo tale da ricercare il dispositivo di backup anche in caso di cambio di drive letter.
Sarà necessario creare un file fittizio denominato ad esempio "dest.txt" come specificato nel parametro --alternate-destination-marker. 

vediamo nel dettaglio i comandi che useremo:


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crea o aggiorna un backup non criptato, mantenendo solo 1 copia:


Duplicati.CommandLine.exe backup --alternate-destination-marker=dest.txt --alternate-target-paths=* --dbpath=D:\database\db.sqlite --keep-versions=1 --no-encryption --console-log-level=Verbose D:\backup C:\Users\utente\Desktop\origine --no-encryption

NOTA: l'azione "backup" esegue implicitamente anche l'azione "compact" (descritta successivamente) con valore implicito di default, ossia --threshold=25. Per impedirglielo, basta utilizzare l'opzione --
no-auto-compact.

--dry-run per simulare
--exclude=<percorso> per escludere directory o file dal backup, le directory devono terminare con \

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verifica integrità backup:

Duplicati.CommandLine.exe verify --alternate-destination-marker=dest.txt --alternate-target-paths=* --dbpath=C:\database\db.sqlite C:\Users\utente\Desktop\backup --full-remote-verification all --no-encryption

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lista contenuto backup:

Duplicati.CommandLine.exe list --alternate-destination-marker=dest.txt --alternate-target-paths=* --dbpath=D:\database\db.sqlite C:\Users\utente\Desktop\backup * --no-encryption

--include=<percorso> al posto di "*" per listare directory o file del backup, le directory devono terminare con \ ed aggiungere * per listare il contenuto


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ripristina backup o parte di esso:

Duplicati.CommandLine.exe restore --alternate-destination-marker=dest.txt --alternate-target-paths=* --dbpath=D:\database\db.sqlite C:\Users\utente\Desktop\backup nomefile.txt --restore-path=C:\restored --no-encryption


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lista delle versioni dei backup:

Duplicati.CommandLine.exe list --alternate-destination-marker=dest.txt --alternate-target-paths=* C:\Users\utente\Desktop\backup --dbpath=D:\database\db.sqlite --no-encryption


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elimina fisicamente i dati eliminati:

Duplicati.CommandLine.exe compact --alternate-destination-marker=dest.txt --alternate-target-paths=* C:\Users\utente\Desktop\backup --verbose --dbpath=D:\database\db.sqlite --threshold=0 --no-encryption

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ora facciamo alcune considerazioni sui comandi:


possiamo notare il file db.sqlite, esso è un file separato dal resto e contiene le informazioni sul backup; questo perché Duplicati è sostanzialmente progettato per eseguire backup remoti, quindi tale file è il database conservato in locale che rappresenta il database remoto.
Nel mio caso, il backup remoto non è contemplato in quanto non necessario quindi parte locale e parte remota saranno nello stesso disco, perciò salverò db.sqlite nell'hard disk di backup, in quanto se omessa quella direttiva, il file db.sqlite verrà salvato nella directory del programma, e, a seguito di una formattazione del computer, verrà perso (ma comunque potrà essere ricreato con una procedura). ecco spiegato il comando con db.sqlite

la directory remota, ossia D:\backup, conterrà 3 tipi di file, .dblock, .dindex, .dlist


.dblock contengono i dati veri e propri spezzettati in blocchi, non vengono mai ricreati, ma ad ogni backup ne vengono aggiunti ulteriori, uno snapshot legge in maniera sparsa 
i dati da qualsiasi dblock

.dindex sono giusto una rappresentazione dei .dblock per evitare lo scaricamento dei dblock quando viene creato il database locale


.dlist sono gli snapshot, quindi se avessimo --keep-version=1, avremo solo 1 file .dlist.

Vi consiglio di fare alcune prove per prendere dimestichezza.

Ci sono vari altri comandi, inclusi quelli per eseguire backup remoti, ma non rientrano del tipo di utilizzo di cui ho necessità, sono consultabili col seguente comando:

Duplicati.CommandLine.exe help



07 maggio 2017

Progetto SOCRATE

Il seguente post vuole raccontare un'ambiziosa sfida tecnologica avvenuta negli anni 90.

Si chiama Progetto SOCRATE (Sviluppo Ottico Coassiale Rete Accesso TElecom), è stato il più ambizioso progetto di sviluppo di una rete HFC (Hybrid Fiber Coaxial), una rete di telecomunicazioni via cavo, detta più nello specifico "rete di accesso", quel segmento specifico della rete ad elevata capillarità che parte dalla centrale di pertinenza e termina nell'appartamento, e che entra nelle case degli utenti attraverso un cavo coassiale, per fornire servizi TV via cavo (CATV) tramite una società chiamata Stream fondata da STET (Società Finanziaria Telefonica) nel 1993, internet ad alta velocità, e telefono (servizi Triple Play).

I lavori partono nel 1995, per poi essere sospesi nel 1998, la rete viene abbandonata nei primi anni 2000, adesso definitivamente morta.

Tutto è nato agli inizi degli anni '90, ad opera dell'allora amministratore delegato di STET Ernesto Pascale.

L'obiettivo era cablare tutta l'Italia (10.000.000 di abitazioni) entro il 2002 in varie fasi.
L'opera parte nel 1995 principalmente nelle seguenti città: Bari, Napoli, Roma, Torino, Bologna, città in cui lo stato dei lavori procedeva speditamente, ma il tutto iniziò anche nelle altre città, maggiori e non: Alessandria, Ancona, Aosta, Arezzo, Bergamo, Bolzano, Brescia, Brindisi, Cagliari, Campobasso, Catania, Como, Cosenza, Cremona, Firenze, Genova, L'Aquila, Lecce, Lodi, Mantova, Messina, Milano, Monza, Padova, Palermo, Parma, Pavia, Perugia, Pescara, Pisa, Pordenone, Potenza, Reggio Emilia, Rimini, San Marino, Sassari, Terni, Trento, Trieste, Udine, Varese, Venezia, Verona, Vicenza, Viterbo (lista non esaustiva).

L'architettura della rete è abbastanza complessa, ed è suddivisa in 3 parti:
  • Rete di Trasporto
  • Rete Primaria
  • Rete Secondaria
descriviamo ognuna di esse:


- Rete di Trasporto: rete in fibre ottiche dalla Stazione di Testa (Headend) al Nodo di Distribuzione (Distribution Node), e da questo parte un anello (punto-punto)*1 in fibra ottica che abbraccia tutte le centrali Stadio di Linea Telecom da servire in cui vi è il Nodo di Linea (Line Node)

- Rete Primaria: un anello (punto-punto)*1 di cavi a nastri di 4 fibre ottiche, per un totale di circa 100 fibre ottiche multimodali ad alta potenzialità proveniente dalla centrale, in cui vi è il Nodo Locale (Local Node), collega i Nodi Ottici (Fiber Node) ossia degli apparati di conversione ottico-elettrico, alimentati elettricamente, pertinenti all'area di centrale; essi sono ubicati in degli armadi detti "primari" muniti di contatore elettrico, esterno o integrato, per la fornitura di energia; ogni armadio primario copre una sotto area.

- Rete Secondaria: anche detta cella coassiale, si tratta della parte che va dal Fiber Node alla borchia utente con una struttura ad albero realizzata attraverso splitter e RF Amp (amplificatori di segnale) equalizzati a più uscite che possiamo trovare in due tipi di armadi.
Tale rete secondaria, distinta in rete principale e terminale, distinguibile dalla diversa sezione dei cavi, distribuisce il segnale attraverso dei Tap ubicati in armadietti, sia direttamente dalla strada, sia entrando nell'edificio.
Sul percorso del coassiale sono installati ulteriori RF Amp alimentati da una corrente AC sovrapposta allo stesso coassiale proveniente dall'armadio primario in cui c'è l'alimentatore che la genera, affinché venga compensata l'attenuazione sul percorso quando è al di sotto della soglia.

Negli armadi molto spesso si trova della documentazione su cui si leggono i risultati delle misure di prova effettuate.
Molti cittadini si ritrovano ancora la borchia SOCRATE col coassiale interno all'ingresso dell'appartamento.

Di seguito la topologia di collgamento:



Armadio primario, Bari
Questo è il tipico armadio primario in vetroresina, modello "Linea 90", si può notare a destra il contatore esterno su palina e in basso la presa di areazione, prese presenti anche sui lati superiori (non visibili dalla foto).

Tali prese sono fatte con una piastra aggiunta, come nel caso della foto. Altre volte sono ricavate attraverso delle feritoie parallele direttamente sull'armadio. Può capitare anche che non siano proprio presenti.

In alto a sinistra vi è il codice identificativo dell'armadio; tuttavia gli stessi armadi venivano utilizzati in passato anche per ARL (ripartilinea), quindi la presenza di tali armadi, a meno di segni distintivi come la numerazione contenente lettere e le bocche di areazione, non è esclusiva della rete SOCRATE.


Armadio primario, Campobasso






Qui invece vi è il modello Linea 90 a contatore interno, notiamo lo sportellino per la lettura del contatore.


Esistono anche versioni leggermente differenti anche se raramente utilizzate.










Armadio primario, interno
In questa foto possiamo identificare i vari apparati in un armadio primario:

- alimentatore

- interruttore differenziale ed una presa di servizio (non non presenti nella foto)

- cassetto ottico con fibra ottica attestata collegata al Fiber Node

- Fiber Node

- due RF Amp, da notare i regolatori dei livelli di equalizzazione

- due splitter a 2 vie


L'identificazione di ciascun armadio è fatta mediante un codice, che possiamo dividere in due o più parti: la prima parte è di tipo numerico (es: 022) e rappresenta il fiber node di riferimento installato nell'armadio primario. La seconda parte è di tipo alfanumerico (es: B2), tale codice è formato da una lettera ed un numero, la lettera indica il ramo di provenienza dal convertitore ottico-coassiale. Il numero, associato ad una lettera individua l'amplificatore coassiale. Gli armadi che riportano più volte la cifra alfanumerica conterranno più amplificatori coassiali.
Armadio secondario, Napoli









Nella foto qui a destra si può notare un rigeneratore di segnale Scientific Atlanta (a sinistra), assieme ad un Tap che suddivide il segnale.










SOCRATE prevedeva una multiplazione in frequenza asimmetrica: banda downstream 56-862 (1000) MHz, upstream 5-40 MHz, in modulazione QAM.

Terminazione

La pianificazione richiese ingenti sforzi sia economici che organizzativi; venne redatto un vero e proprio piano progettuale e diverse società di Telecomunicazioni vennero raggruppate in dei consorzi strutturati.
Dati i tempi stringenti, Telecom incaricò SIRTI di destinare un gruppo dedicato di tecnici alla progettazione esecutiva di tutte le reti con 2 centri di progettazione CNSI (Bari, Genova) per rispettare i tempi programmati, cioè 14 città nel biennio '95-'96, con 1.400.000 utenze, tale fase comportò studi dei tracciati esistenti per ottimizzare i costi, sopralluoghi dei condomini per pianificare i percorsi dei cavidotti

Le società fornitrici coinvolte furono:
Italtel-Siemens, Ericsson Raynet, Raychem, Alcatel, Pirelli, Mesar, EMT, Regal; la quale Italtel, non riuscendo a progettare in tempo gli apparati richiesti, fu costretta a rivolgersi all'americana Scientific Atlanta per la fornitura di essi.



Distributore condominio

Per realizzare tale infrastruttura sono stati spesi circa 5.000 miliardi di lire.

Ricordiamo le onerose opere murarie, per i cavidotti nei condomini, nelle strade, la posa in opera degli armadi, allacci di contatori, l'ingente quantitativo di cavo coassiale, fibre ottiche, connettorizzazione, apparati attivi e passivi, le difficoltà nel cablaggio della parte coassiale, in quanto sono cavi di grossa sezione e rigidi.
C'erano anche problemi con amministratori di condominio dove a Napoli spesso richiedevano l'intero rifacimento della scala, con conseguente aumento dei costi.
Lo stato dei lavori procedeva in maniera non uniforme, in quanto non tutte le città accolsero il progetto con entusiasmo, e ci furono più impedimenti burocratici nel rilasciare i permessi di scavo; le città con lo stato dei lavori più avanzato furono Bari e Napoli, città che accolsero il progetto molto positivamente.

La fase di realizzazione era a buon punto, quando nel 1997, a seguito della privatizzazione e della fusione tra Telecom e STET, prende il nome di "Telecom" e col cambio della guida da parte dell'azienda di telecomunicazioni, viene dichiarata sospesa la continuazione del progetto; tale decisione comportò ricadute occupazionali nelle aziende coinvolte nella realizzazione degli impianti.
Con un comunicato stampa nel 1998, Telecom rende noti i dati: le abitazioni raggiunte a fine 1997 erano 1.500.000 distribuite in 64 città. Furono realizzati 7.300 Km di cavidotti SOCRATE.

Ma, al contrario di quanto si crede, gran parte dell'opera che fino a quel momento era già ultimata, viene utilizzata per servizi pay tv (700.000 utenze vendibili, 60.000 abbonati), proprio nel 1997 tramite il lancio della piattaforma pay-per-view "Stream TV" da parte di Stream con canali tematici ed interattivi, veniva appunto fornito un decoder via cavo "Seleco-Italtel" o "Pace DVC200" agli abbonati e veniva utilizzato lo standard DVB-C, tramite i quali successivamente si poté usufruire dei canali della piattaforma concorrente Tele+ (abbonandosi ad esso) per la legge sul decoder unico.
Successivamente, Stream, il 15 Giugno 1998 per allargare il bacino di utenza, rende disponibile il suo servizio anche su piattaforma satellitare, fino a quando Stream cessa di esistere nel 2003, per fondersi con Telepiù e dar vita a Sky.
E fu proprio Sky a mandare lettera di notifica ai condomini sulla sospensione a tempo indeterminato del servizio via cavo.

Vi è anche un altro caso in cui la rete SOCRATE viene portata a termine ed attivata da Telecom attraverso finanziamenti da parte di MPS, ed è sfruttata ancora oggi; è quello della città di Siena, dove tutto il servizio televisivo è raggiunto via cavo attraverso la rete SOCRATE, gestita direttamente dall'ente comunale il quale ha creato anche un canale civico.
Infatti Siena, per tutelare l'aspetto architettonico, non presenta antenne e parabole sui tetti, vietate subito dopo la creazione dell'opera.
L'ente comunale dovette creare un Headend per la diffusione dei canali audio video sulla rete HFC in grado di trasmettere canali nazionali e locali ricevuti via etere, canali civici, analogici e digitali in chiaro ricevuti dai satelliti Eutelsat e Astra, canali analogici a pagamento ricevuti via etere (Telepiù), canali digitali a pagamento ricevuti via satellite.
Un tempo erano presenti anche i servizi internet via cavo da una società partecipata dal comune chiamata CLICSi (oggi Siena Digitale) la quale tramite un "Cable Modem" forniva velocità che sfioravano i 6Mbps; in seguito ha dismesso tutti i servizi via cavo per passare all'ADSL.
Inoltre su tale rete venne offerta una vasta gamma di servizi telematici orientati alla pubblica amministrazione attraverso una carta servizi distribuita ai cittadini chiamata Siena Card.

Nel 2002 parte della rete SOCRATE viene ceduta a Fastweb, così inizia a delinearsi il definitivo abbandono di SOCRATE.

Furono fatte varie ipotesi sulla ragione ufficiale sull'abbandono di tale progetto: l'avvento della nuova tecnologia ADSL, i costi esorbitanti, gli impedimenti burocratici dovuti alle amministrazioni locali; oppure motivi politici: permettere ad un'azienda già largamente monopolista sul settore delle telecomunicazioni di appropriarsi anche della distribuzione dei flussi televisivi lederebbe fortemente la concorrenza (Rai, Mediaset).

SOCRATE però era un progetto ideato da STET ma fallito in partenza, il suo unico obiettivo era generare lavoro in un momento in cui il settore era fortemente in crisi, ancora prima di partire si sapeva che sarebbe fallito.

Nel primo decennio 2000 si assiste al costante degrado di tutti gli armadi rimasti per le vie delle città, divelti, aperti, sfondati, ed asportati in occasione di altri lavori.

Arriviamo al 2016, quando TIM (ex Telecom) decide di cablare le maggiori città in tecnologia PON (Passive Optical Network) per la posa della fibra ottica per la rete di accesso, ed è quindi adesso, che viene asportata totalmente la rete in coassiale nei condomini dai cavidotti per far posto alla rete PON; nel box di condominio viene rimosso lo splitter coassiale e viene sostituito da un ROE (Ripartitore Ottico di Edificio) ed i cavi coassiali vengono tranciati.

Per qualcuno questo è una "seconda rinascita" del progetto SOCRATE; la prima era dovuta al riutilizzo della fibra ottica da parte di Fastweb.

SOCRATE era anche la più avanzata rete HFC in quanto prevedeva Celle Coassiali relativamente piccole, 200 unità abitative per cella coassiale, laddove le celle coassiali estere raggiungono dalle 2.000 alle 8.000 unità abitative.

Io invece penso che la peculiarità del progetto SOCRATE, oggi anacronistico, sia stata proprio l'utilizzo del cavo coassiale (che garantisce prestazioni molto più importanti rispetto al doppino telefonico utilizzato per le ADSL), in un tempo in cui le alternative erano il 56k, ISDN, HDSL, e solo successivamente, inizi anni 2000, si diffuse la tecnologia ADSL.
Sarebbe stata un'operazione molto più conveniente se si fosse proceduto a fare l'infrastruttura totalmente in fibra ottica, proprio come ha fatto Fastweb poco dopo.

Sia chiaro che a distanza di anni, rimettere in piedi quella infrastruttura avrebbe comportato costi esosi, in quanto gli apparati, soprattutto quelli attivi, e quelli di strada, erano completamente marciti, lasciati privi di manutenzione e, qualora non lo fossero stati, sicuramente sarebbero da considerarsi deprecati.

La mia riflessione è soltanto volta a quello che non si è fatto in quel tempo, ossia completare un'opera brillante, che ci avrebbe sicuramente permesso di accedere a risorse multimediali con velocità maggiori (1.5Mbps DOWN, 64kbps UP) rispetto a quelle con cui l'abbiamo fatto.

L'attuale infrastruttura PON citata prima, completamente in fibra ottica è totalmente passiva, con alte prestazioni, basso costo, e bassa manutenzione, consiste in alberi con 2 livelli di split 1:8 per ognuno; sicuramente la scelta migliore.



Colonnina

L'ultimo ricordo che possiamo conservarci del protetto SOCRATE sono gli armadi/colonnine rimasti abbandonati lungo i marciapiedi, proprio a ricordarci la triste fine di un progetto importante.











NOTE:

*1: per anello punto-punto si intende un cavo fisico, contenente un certo numero di fibre ottiche maggiore o pari al numero di apparati da connettere; questo cavo abbraccia un certo numero di apparati da connettere, e quando il cavo giunge nei pressi di tale apparato, viene fatto lo sfioccamento (DROP), ossia viene prelevata una coppia di fibre ottiche RX/TX diversa per ogni apparato e viene connesso ad esse.
Dal punto di vista logico questo tipo di collegamento non è di topologia ad anello, bensì a stella, ossia ogni apparato viene connesso a quello principale con un link diretto.



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